CAMPO MAGNETICO

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

CAMPO MAGNETICO

20° capitolo

Quando Marta e Stella giunsero alla Torre dell’IRAM il silenzio era spettrale. Marta si diresse verso la camera del vecchio astrologo e trovò Pluto addormentato sul bordo del letto con ancora il volto bagnato dalle lacrime. Il malato giaceva inerme con la bocca semi aperta in una posa che fece pensare loro di essere giunte troppo tardi. 

Improvvisamente però, Plutone si destò spaventato. 

«Che ci fate qui? Chi è?» disse indicando spaventato Stella. 

Marta cercò di spiegarsi come meglio poteva, che quella era la prescelta africana e che aveva un rimedio che forse poteva guarire il Prof. Magus. Plutone era molto scettico. Guardava quella figura di donna androgina con grande timore, ma allo stesso tempo il volto del suo vecchio insegnante era così sofferente che si rese conto, che ogni tentativo – anche il più assurdo – doveva essere compiuto, perché non vedeva più alcuna possibilità di salvezza per lui. 

Stella tirò fuori da un piccolo sacchettino di tela grezza della polvere scura. Chiese un bicchiere d’acqua e provarono insieme a farla bere poco per volta al malato, ma non riusciva a deglutire. Le cose si stavano complicando. Se non ingoiava la medicina, come potevano pensare di salvarlo? 

Non capendo il linguaggio di Stella, Marta doveva tradurre a Plutone ogni cosa, con il linguaggio dei segni. Divenne una comunicazione piuttosto ingarbugliata, ma alla fine si resero conto che dovevano capire innanzitutto quale fosse il male che aveva reso moribondo l’astrologo. 

«Non so quale sia la sua malattia. Non voleva dirmi niente per paura che mi preoccupassi. L’ho trovato così quando qualche giorno fa mi hai portato qui.» rispose Plutone continuando preoccupato ad osservare prima l’una poi l’altra, per capire meglio. «Vuole visitarlo? Non mi sembra una dottoressa, ma se pensi che possa fare qualcosa… Non sarebbe stato meglio portarmi un dottore? Ok, ok non dirò altro. E’ tanto grave che peggio di così non può stare.» 

Stella gli sentì la fronte. Era particolarmente calda e sudata. La febbre doveva essere molto alta. Lo scoprì. Plutone voleva fermarla, ma Marta lo trattenne. Cominciò a passare le sue mani ad un centimetro dal corpo del professore fino a fermarsi sui polmoni. 

«Il male è in quel punto? E allora come si fa?» domandò Plutone spaesato da quella comunicazione framezzata da gesti, che dovevano tradurre una lingua a lui sconosciuta. 

«Volete provare ad inalare la polvere dal naso? Oh no, no, no! Ma siete matte! Lo volete uccidere prima del tempo? Non ci penso nemmeno a lasciarvelo fare. Tu poi chi sei? Non ti conosco. Come faccio a sapere che sei davvero la prescelta. Non si è saputo niente di te. Come avete fatto a trovarla? E lo stregone 

Plutone sembrava impazzito. Dopo tutto, quel vecchio era stato come un caro nonno per tutti quegli anni e faticava a fidarsi di quelle che per lui erano solo sconosciute. La febbre del professore però, gli diede degli attacchi epilettici che lo spaventarono oltremodo e mentre Marta lo allontanava, Stella con energia gli soffiò nelle narici la polvere risanatrice. 

Plutone si chinò a terra. Era stremato. Non aveva dormito che poche ore in quei giorni e davvero non ce la faceva più a tenersi in piedi. Lo mandarono nella sua stanza a riposare, mentre loro si alternarono a controllare il professore. 

La notte fu così impegnativa che né Marta, né Stella, ebbero il tempo di pensare alle altre sorelle rimaste in Australia ad aspettarle. Solo il giorno seguente, quando la febbre abbandonò definitivamente il Prof. Magus, poterono fargli bere la pozione precedentemente preparata. La cura sembrò dare effetti positivi quasi immediati. Il paziente si riprendeva velocemente e si resero conto che non avevano ancora comunicato con le altre. Marta prese in mano il cellulare per mandare loro un messaggio, ma qualcosa non funzionava. Allarmata bussò alla camera di Plutone.  

«Avanti! Ciao Marta! Finalmente ho potuto fare una bella dormita. Mi ci voleva proprio. Come sta il Prof. Magus? La cura ha funzionato?». Lo chiese concitato, ma senza grandi speranze, mentre Marta lo invitava a seguirla.  

Quando vide il vecchio dormire sereno gli vennero le lacrime agli occhi. Non poteva crederci. Continuava a sentirgli la febbre per paura che si trattasse solo di un sogno.  

«La medicina ha funzionato. Grazie Stella e scusa se non mi sono fidato di te. Perdonami.» piangeva di gioia mentre abbracciava Stella che in quell’istante si sentì in forte imbarazzo. Nella sua vita non era stata abituata a quelle espressioni di affetto gratuito. 

Quando fu in grado di guardare Marta, si rese conto che si stava sbracciando per fargli capire che c’era un problema con il cellulare. Si recò sulla torre e provò ad utilizzare la radio del centro ricerche, ma anche quella era fuori uso. Ogni impianto elettrico era bloccato. La causa sembrava essere un campo magnetico che ostacolava ogni tipo di comunicazione.  

«Il campo magnetico generato all’interno del sole si sta riversando sulla superficie terrestre! Questo causa le aurore polari, ma anche le interferenze e le interruzioni delle comunicazioni radio e della potenza elettrica! Ammetto però di non aver mai visto nulla di così potente! Credo stia coinvolgendo tutta la terra!»  

Marta guardò preoccupata Stella e le fece capire che i suoi capelli avevano iniziato a crescere rapidamente formando una specie di rovo riccio sulla testa.  

«Presto! Trova un paio di forbici e un asciugamano bagnato.» Le disse Stella.

Era la prima volta che Marta vedeva Stella così angustiata e fece in fretta a compiere tutto quello che le stava chiedendo. I capelli tagliati li tennero da parte per poter creare altra polvere. 

Nel frattempo, Plutone controllando i calcoli del professore si rese conto che anche quel campo magnetico era già stato previsto. 

«Lo sapeva che sarebbe successo!» gridò alle sorelle più che mai spaventato. 

Marta e Stella erano incerte, erano arrivate lì per avere maggiori informazioni e purtroppo Plutone non sembrava la persona in grado di illuminarle, mentre il professore era ancora troppo debole. Nel frattempo quel maldestro e confuso aiutante  spostava le carte stellari e gli appunti del suo insegnante in modo disordinato senza ottenere alcun risultato, fin tanto che non trovò un problema ancora maggiore.  

«Oh mio Dio! Oh mio Dio! Venite qui al telescopio!» le chiamò concitato «L’asse terrestre si è spostato e secondo questi calcoli, continuerà a spostarsi velocemente. Questo causerà cataclismi inimmaginabili su tutta la Terra. Dobbiamo svegliare il Prof. Magus! Deve dirci come procedere. Non sono in grado di fare il suo lavoro, non so come muovermi nel suo studio. Sono stato qui tanti anni, ma non so nemmeno da che parte incominciare.» si diceva piagnucolando e passando da un lato all’altro della stanza come una formichina impazzita. 

Stella, vista la situazione si recò nella camera del Prof. Magus. Alzandogli la testa cercò di svegliarlo, ma ancora non riprendeva conoscenza. Marta cercava di poter essere di aiuto a Plutone che le chiedeva una mappa piuttosto che una matita, ma ogni gesto sembrava inutile. Ogni frase assurda. L’unica cosa certa, era che non sapevano davvero quale sarebbe stato il loro destino e soprattutto quello della Terra.    

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