ARRIVA IL BUIO

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

ARRIVA IL BUIO

23° capitolo

All’IRAM il Prof. Magus, che aveva ripreso i sensi, stava cercando di organizzarsi al meglio per l’arrivo delle prescelte. Sarebbero giunte di lì a poco e una buona parte del mondo era già immersa nelle tenebre.

«Cosa sta succedendo? Cosa sono tutte queste candele? Non dovrebbe essere giorno qui?» chiese Chiara non appena i suoi piedi toccarono il pavimento consumato della torre.

Plutone le salutò tristemente.

«E’ arrivata l’oscurità. La profezia dice che ci saranno tre giorni di buio, dobbiamo subito riaccendere il sole, prima che sia troppo tardi. Senza luce, nulla può vivere, ma non è l’unica cosa che dobbiamo temere…» indicò un punto imprecisato dell’enorme stanzone, come ad indicare che fuori stava davvero succedendo l’impossibile e ad avvalorare quella teoria, una scossa di terremoto che li fece tremare e gridare.

«Non salveremo la Terra con le chiacchiere. Presto, seguitemi!» Il professore con una candela tra le mani era giunto prontamente per portarli nella sala dei Magus. L’unico che non sembrava acquistare fiducia era Plutone, pessimista per natura.

Il Prof. Magus non perse tempo in convenevoli, tranne nel fare un sorriso di ringraziamento composto a Stella. Il gesto non sfuggì all’occhio attento di Chiara che finalmente, si pentì della sua costante sfiducia nei suoi confronti e l’abbracciò con affetto sincero. In quell’istante anche l’ultima ombra di Stella svanì insieme alla sua stessa diffidenza verso tutti. L’affetto che stava ricevendo aveva spazzato via l’ombra chiamata Delusione dalle sue spalle. Ora sentiva di poter amare, semplicemente, perché si sentiva amata e apprezzata a prescindere. L’abbraccio era il mezzo più usato in quella comitiva per dirsi grazie, per farsi coraggio, per dimostrare amore disinteressato.

Nella camera nascosta della biblioteca le pietre vennero riposte sui loro piedistalli. Quando furono l’una accanto all’altra anche il meteorite di Plutone, che appariva morto, iniziò poco alla volta ad illuminarsi.

Vi fu un urlo di ovazione quando tutte e tre le pietre si accesero infuocandosi.

«Il libro di luce!» gridò il Prof. Magus indicando un’immagine simile ad un libro aperto che si stava materializzando sulla parete.

«Avete ragione! Sembra il fenomeno esoterico che compare durante il solstizio d’estate, fatemi pensare bene…. Ah, ora ricordo… nella Sala dei Baroni del castello regale del Maschio Angioino a Napoli. Me lo avete fatto studiare molte volte, ora mi spiego il perché.» si affrettò a precisare Plutone.

Il Prof. Magus si avvicinò alla parete e sussurrò:

«Solo che qui, il libro non è tutto bianco.»

Stavano infatti comparendo alcune scritte. Svelta Chiara fece una foto per evitare che una volta svanito il fenomeno, perdessero anche la possibilità di comprenderne i simboli.

«E’ una scrittura ancestrale che si trova nel libro delle profezie dei Magus.» aggiunse sempre incantato da quel fenomeno, prima di sparire alla loro vista senza che nessuno avesse il tempo di accorgersene. L’astrologo chiamò a sé Plutone, mentre teneva tra le mani, con palese rispetto e reverenza, l’enorme libro dei Magus.

«Vediamo se qualcosa di ciò che ti ho insegnato ti è rimasto impresso e ci tornerà utile. Quando eri più piccolo hai imparato questo linguaggio antico. Se lo ricordi ancora sarà tutto molto più semplice. Sei stato un bravo alunno in questo campo, non mi deludere.»

Pluto era in forte difficoltà, quei simboli non erano facili, e non poteva tenere in mano la sua solita “pietra porta fortuna”, come faceva sempre durante i test più difficili, ma la vicinanza di Chiara e delle altre sorelle gli trasmise il coraggio necessario per tentare.

«Avvicinati alle pietre.» suggerì Chiara che aveva visto l’incertezza negli occhi di Plutone. «La loro forza aumenterà la tua capacità di ricordare.»

Notarono in quell’istante che il libro alla parete era scomparso. Il secondo giorno di buio stava per terminare e ancora non avevano decifrato il contenuto del libro di luce. Si sentivano ormai sul punto di arrendersi, quando Plutone finalmente fece tornare il sorriso.

«Ho capito! Non era difficile, bastava capirne il meccanismo. … Ora sì che possiamo farcela! Presto venite qui.» Cominciò ad impartire ordini. Mise le Sorelle intorno ai meteoriti formando un circolo. «Darò ad ognuna di voi una frase, imparatela a memoria, perchè dovrete ripeterla una dietro l’altra, senza fermarvi. Mi raccomando!» Si trattava della supplica necessaria ad accendere il potere dei meteoriti per riattivare la luce del sole.

Il Prof. Magus entrò disperato nella stanza.

«Sulla Terra sta scoppiando il finimondo. Se anche riusciamo a riaccendere il sole, dubito che i continenti saranno ancora così, come li conosciamo. Vulcani si sono riattivati quasi ovunque, tsunami stanno devastando le coste, mentre le pianure stanno sprofondando. Non ho più la forza di guardare.»

Le sorelle si presero per mano dopo aver ripassato la frase suggerita da Plutone. Una ad una ripeterono la supplica necessaria all’attivazione del Cristal Ignis.

«Che la Terra possa di nuovo vedere e sentire!» urlò Chiara.

«Che la Terra possa guarire!» fu il grido di Stella.

«Che la Terra possa di nuovo amare!» fu la supplica di Pola.

«Che la terra possa continuare a nutrirsi!» implorò Lucilla.

Si volsero tutte verso Marta e solo allora si resero conto che non poteva parlare. Un silenzio tombale di impadronì degli astanti. Tutta quella fatica sembrò improvvisamente inutile. Arrivare a quel punto e fermarsi per una frase… una semplice frase. Sembrava assurdo.

«Moriremo tutti!» disse Plutone accasciandosi a terra rassegnato, mentre il professore cominciò a parlare da solo domandandosi com’era potuto succedere o come non fosse stata prevista una soluzione.

In preda al panico Plutone provò a prendere il posto di Marta, ma Chiara lo fermò.

«No, non sei tu che la devi dire! Non è finita!» si rivolse poi a Marta con occhi supplichevoli «Ricorda il potere delle pietre Marta, tu stessa grazie ad una sola sei riuscita a trasportare da un capo all’altro del pianeta ben cinque persone e Leo. Ti chiediamo solo di credere ancora in te stessa e di pronunciare dopo di noi la tua frase.» Marta scuoteva il capo, come a far capire a tutti che quella era davvero una richiesta che non poteva esaudire. «Io, ho fiducia in te. Tutte noi ne abbiamo. Forza ragazze riproviamoci ancora.»

Di nuovo ripeterono il loro grido, mentre la torre non la smetteva più di oscillare sotto le continue scosse di terremoto che sembravano diventate inarrestabili. Non si fermarono di fronte ai vari tentativi, era l’unico modo che avevano per convincere Marta che a volte anche l’impossibile può diventare realtà. Lo fecero una volta, due, tre, alla quarta videro l’ultima prescelta aprire la bocca nel tentativo di pronunciare qualcosa, ma ancora non usciva una sillaba.

Iniziarono tutte a pregare in cuor loro mandando alla sorella muta un’unica forte supplica: coraggio. Alla quinta prova, Marta sentì che quelle voci arrivate tutte insieme direttamente al suo cuore stavano forzando lo sbarramento della sua stessa incredulità. Sentì di potercela fare, nonostante la sua mente continuasse a ripeterle che era impossibile. Alla fine qualcosa uscì.

«Che la luce… possa attraversare … tutta la TERRA!»

Quel grido accese maggiormente le tre pietre che in un unico grande circolo infuocato esplose verso l’alto scoperchiando il tetto. Le sorelle caddero sempre unite tra loro. Una forza incredibile le stava invadendo e il suo potere le riempiva. Un fuoco enorme espose con una violenza inaudita verso il sole, … riaccendendolo. La spinta di quel getto infuocato spostò nuovamente il pianeta Terra che riprese la sua orbita. Le acque immediatamente si ritirarono, i vulcani si spensero, le pianure smisero di sprofondare. I confini erano cambiati, ma il pianeta era salvo e ripulito.

I sopravvissuti sulla terra uscirono dai loro nascondigli con grida di gioia e di pianto. Alcuni pesci rimasti all’asciutto diventarono subito un ottimo cibo per coloro che non avevano più nulla. Insieme, gli uomini condivisero quanto rimasto senza più chiedere nulla in cambio. Avevano deciso di vivere pacificamente insieme, lavorando gli uni per gli altri senza vincoli di denaro o di sottomissioni. Chissà quanto sarebbe durato.

«E’ ora di tornare alle nostre famiglie, alle nostre case, se ancora ne abbiamo una.» disse Chiara alzandosi affaticata, ma felice come tutte le altre, tranne Stella. Era infatti, l’unica che non aveva nessuno ad attenderla e si sentì triste. Avevano assimilato un tale affiatamento che le loro menti erano connesse. Ogni sentimento era reciproco.

«Non preoccupatevi per me. E’ stato bello conoscervi, ma io sono una solitaria. Amo la mia foresta e non potrei vivere dove state voi, in mezzo alla confusione e a tutto il resto… Mi avete insegnato che non tutti gli uomini sono uguali e nemmeno le donne» aggiunse sorridendo.

Si abbracciarono ancora prima che una dopo l’altra, con l’aiuto di Marta, si riunissero ai loro familiari. Qualcuno di loro non c’era più, altri non sarebbero più stati gli stessi, ma il loro compito lo avevano svolto per il bene di tutti. Leo divenne il miglior compagno di Stella, che pur amando la solitudine, non disdegnava un amico silenzioso, ma tanto tanto affettuoso come lei.

Pluto si impegnò maggiormente nello studio delle stelle. Consapevole che il lavoro di astrologo era molto più serio di quanto immaginasse. Voleva il titolo di Magus come mai prima. Il professore, orgoglioso del suo operato non perse più ore di sonno pensando a cosa sarebbe successo nel momento in cui anche lui avrebbe raggiunto gli altri suoi antenati Magus. Aver partecipato attivamente a quell’evento tanto atteso lo aveva ripagato di tutti i sacrifici e le angosce del passato.

Le cinque sorelle del sole si dettero un appuntamento annuale nel quale si organizzarono per incontrarsi a rotazione da ognuna. Il loro legame divenne sempre più forte. In attesa di nuove avventure raccontarono la loro storia ai bambini, gli unici in grado di stimarle, apprezzando i loro straordinari poteri senza approfittarne.

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