PLUTONE

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

PLUTONE

7° capitolo

Le cinque schegge di sole sono cadute in Argentina su di una bambina di nome Chiara dandole il potere di vedere e sentire cose che altri non possono percepire o riconoscere.

Stella in Sud Africa con i suoi capelli riesce a guarire non solo le persone, ma anche la terra che abita.

In Canada, una piccola e sfortunata creatura, ha ricevuto il dono di addolcire i cuori malvagi, regalando pace e prosperità.

Il Laos, una terra che nelle mappe sembra quasi dimenticata, ha favorito una bambina di misere origini regalandole la capacità di creare sussistenza con pietanze deliziose.

In ultimo una bimba francese, seppur muta, ha rivelato a pochi la sua capacità di teletrasportarsi e teletrasportare da un posto all’altro chi più desidera.

Ora dobbiamo solo scoprire come farà il Prof. Magus e il suo giovane aiutante a trovarle e a convincerle ad unirsi a loro nella ricerca del Cristal Ignis, il meteorite di fuoco. Non solo, dovranno anche capire bene come mettere in pratica i suggerimenti delle profezie per riuscire a salvare il mondo.

Intanto vediamo di conoscere meglio l’aiutante di questo emozionato astrologo e la sua storia.

 

Pianeta Plutone

Quando Plutone venne al mondo, era particolarmente piccolo poiché affetto da nanosomia, un difetto dell’accrescimento somatico delle strutture anatomiche del corpo.  Il padre, un appassionato delle stelle, decise di dargli il nome di quello che per 76 anni era stato considerato il nono pianeta nano, orbitante nella parte esterna del sistema solare. Fu proprio la passione per gli astri, a convincere i genitori ad affidare il loro pargolo a qualcuno in grado di farlo diventare un grande studioso delle stelle.

Tutti i fratelli sembravano portati chi per un lavoro, chi per un altro, a farsi strada nel mondo con varie abilità, mentre questo bambino dalla corporatura fragile e minuta rispetto ai suoi coetanei, era deriso e umiliato costantemente. Il bullismo di cui fu vittima lo rese timido e riservato. Preferiva starsene sui libri, piuttosto che convincere gli altri a giocare con lui.

Il nonno di Plutone era stato un allievo dell’IRAM, ovvero l’Istituto di Ricerca Astrologica Magus, ma non era riuscito a superare la dura selezione per diventare un Professor Magus. Il solo fatto, di aver studiato in quella strutturo aveva comunque dato lustro a tutta la famiglia. Ovviamente fece di tutto per spingere il figlio a fare altrettanto, ma il padre di Plutone, un po’ per partito preso nei confronti del genitore fin troppo assillante, un po’ per mancanza d’interesse per l’argomento, non volle mai intraprendere quella carriera. Sapeva di essere stato una delusione per quell’uomo tanto rigido, ma non si sarebbe mai immaginato di non vederlo nemmeno al suo matrimonio. Solo davanti a quell’ultimo piccolo discendente della loro stirpe, che aveva ottenuto un nome tanto illustre e significativo per l’anziano nonno, riuscirono ad incontrarsi. Il vecchio riuscì a stringere tra le sue braccia Plutone, prima di spegnersi. In quell’istante il futuro del piccolo si delineò nella mente di suo padre.

Se per tutti era solo un fragile, malaticcio sfortunato, per i suoi genitori era di sicuro un privilegiato dalla sorte. Questo perché una volta dato alla luce era riuscito subito a riappacificare la famiglia e il padre di Plutone, non si sarebbe dato pace se non avesse accontentato, tramite il figlio, i desideri e le aspirazioni che avevano invano riposto, molti anni prima, in lui. Lo avrebbe trasformato in un appassionato delle stelle, sicuro che il nonno, dall’al di là, avrebbe favorito l’educazione del nipotino. Ne era più che certo. In quel luogo nessuno avrebbe fatto caso alla sua altezza e nemmeno sarebbe stato deriso. Avrebbe avuto la sua grande occasione per diventare un luminare, stimato e apprezzato anche dai coetanei che ora non lo capivano.

Iniziò presto ad indirizzarlo verso l’interesse agli astri, ai miti e alle leggende sul cielo e i suoi abitanti più prossimi: i pianeti e gli eroi mitologici. A volte sembrava più affascinato dagli extra terrestri, ma questa era solo un’inezia per il genitore più stoico del mondo e prima che il campo d’interesse deviasse definitivamente su altri lidi, decise di esternare le sue ambiziose prospettive alla moglie.

«Le nostre risorse non ci permetteranno mai di farlo studiare in un’università.» le disse serio un giorno «Guarda quanto è attratto dai libri e dalle storie che gli racconto. Abbiamo tanti figli, ma lui sembra il più portato e il più intelligente. Facciamolo studiare al centro ricerca dei Magus, lo prenderanno subito, per il solo fatto che anche suo nonno era un loro allievo. Secondo me non ci faranno nemmeno pagare la retta e potrebbe diventare un grande astronomo. Qui non ha nessun futuro.»

La madre era piuttosto scettica. Il marito spingeva per allontanare il bambino il prima possibile, mentre per lei era come se volesse tagliarle una parte del corpo. Quel bimbo, tanto piccolo e fragile, era anche il suo preferito, proprio perché lo riteneva il più bisognoso delle sue attenzioni.

Il marito, incurante delle sue obbiezioni, insisteva facendogli presente quanto fosse importante decidere in fretta. Ella guardava il figlio mentre leggeva i racconti dalle pagine consumate dei suoi fratelli. Lo guardava mentre preferiva mettersi in disparte durante le partite di pallone. Lo osservava mentre per mangiare doveva stare dritto sulla sedia, altrimenti toccava con il mento il tavolo nonostante l’immancabile torre di cuscini. Le motivazioni del marito e le osservazioni, la portarono a pensare che era la scelta giusta. Volle però riservarsi il diritto di chiedere l’opinione al diretto interessato. Lo accarezzò amorevolmente sul capo, mentre lui non sembrò nemmeno darle attenzione, fin tanto che una parola in particolare destò il suo interesse.

«Tesoro mio, ti piacerebbe andare a studiare sul monte Olimpo?» conosceva bene quel luogo, era l’epicentro di tante storie mitologiche che avevano arricchito le sue serate, oltre ad essere l’ubicazione della famosa scuola del nonno, del quale gli avevano tramandato ogni ricordo.

Il padre gli aveva letto spesso le gesta epiche dei prodi semidei. Conosceva tutto sulla sfida di tessitura di Aracne con Atena, che l’aveva portata a diventare un ragno; il mito di Narciso, costretto per via del suo disprezzo per l’amore altrui ad innamorarsi di se stesso; anche quella del povero Prometeo dal cuore troppo tenero e costretto alla tortura a vita. Olimpo fu la parola magica in grado di fargli appoggiare immediatamente la storia della curiosa Pandora e del suo vaso pieno di mali. Sgranando bene gli occhi incredulo, sentì rimbombare nei suoi orecchi le parole “Potresti imparare tante cose e diventare tu stesso un giorno, un Magus.” Fu così che scattando sull’attenti saltò al collo della madre abbracciandola con entusiasmo!

La leggendaria forza di Ercole

«Forte! Mi piacerebbe molto. Papà ha detto che il nonno ha studiato proprio lassù. Forse scoprirò di essere fortissimo, come Ercole!» Il suo più grande desiderio, infatti era sempre stato quello di poter avere anche lui dei super poteri, in grado di renderlo come i suoi eroi mitologici e fantastici.

L’entusiasmo che dimostrò all’idea di partire, per quella che vedeva come un’avventura, fece pensare ai suoi genitori di avere generato un bambino davvero speciale. Lo reputarono molto più maturo di quanto sembrasse e si decisero definitivamente a consegnarlo nelle mani del Prof. Magus, prima che potesse compiere i suoi undici anni. Erano davvero orgogliosi, e il fatto che si fosse ambientato subito salutandoli energicamente dall’alto della torretta centrale, li aveva tranquillizzati su quella dolorosa separazione.

Plutone chiamato sempre più spesso Pluto anche dal professore, crebbe al suo fianco. Lo ammirava e lo ascoltava attento come avrebbe fatto con il suo vero nonno. Affascinato dalle stelle cercava di accontentarlo in tutto. Senza rendersene conto imparò tantissimo, ma era evidente che quella non era la sua più grande passione. Finì per essere più attratto dal computer e da tutto ciò che in esso poteva trovare, piuttosto che dal telescopio. Informazioni di ogni sorta, lo tenevano in contatto con il resto del mondo. Forse per la solitudine che si trovava costretto a vivere.  Amava la quiete e si sentiva appagato da una vita semplice e silenziosa, ma era comunque un giovane solo. Non amava parlare quanto ascoltare, soprattutto il canto degli uccelli.

Iniziò ad interessarsi anche alla mineralogia e dal momento in cui il Prof. Magus gli mostrò due strane pietre, non riuscì a liberarsi dal desiderio di scoprire ogni caratteristica fisica e potenzialmente magica di quei corpi celesti. Ogni momento libero, lo passava in quello stanzino buio cercando di studiare da vicino i meteoriti. Finì per sottrarre una delle due pietre, quella che a parer suo non serviva a nulla, poiché appariva grigia, come morta. Al contrario si guardò bene dal toccare quella dal cuore rosso pulsante, che a quanto gli aveva rivelato il professore, sarebbe stata fondamentale per una missione atta a salvare il pianeta Terra. Temeva il rimprovero del Prof. Magus, nel caso si fosse accorto del furto, ma la tentazione era stata incontrollabile.

Iniziò a nasconderla nella tasca dei suoi pantaloni fin quando non si sentì più sicuro e cominciò a tirarla fuori e a stringerla in mano ogni volta che il professore gli sottoponeva un compito o una ricerca importante. La brandiva energicamente fino a sentire male e solo allora aveva l’impressione che un’energia positiva lo riempisse, dandogli capacità d’intuizione e di meditazione, senza la quale sarebbe stato impossibile per lui raggiungere un risultato soddisfacente. Dopo qualche tempo, quello che doveva essere solo un porta fortuna divenne per lui un vero e proprio oggetto trascendente e insostituibile, pronto a ricevere le sue confessioni e a sviscerare i suoi dubbi. Chiunque lo avrebbe definito solo un carboncino inutile, ma lui – che ormai ne conosceva gli straordinari poteri – lo trattava con grande rispetto, consapevole che la forza creativa e intellettiva che gli veniva da quel meteorite non era solo merito della pietra, ma anche suo, poiché quei poteri li sprigionava quando LUI la tratteneva nel suo palmo.

Questo ragazzino dalla bassa statura sarebbe diventato con gli anni, grazie alle sue doti intellettive e alla prodigiosa roccia, un aiuto indispensabile per la ricerca delle Figlie del sole, che il Prof. Magus avrebbe dovuto intraprendere per la salvezza del mondo intero.

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