MARTA E LA MAGIA DEL SILENZIO

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

MARTA E LA MAGIA DEL SILENZIO

6° capitolo

Nessuno avrebbe mai immaginato che un piccolo esserino di nome Marta, potesse cambiare la storia di un intero paese dell’Aquitania, una regione della Francia sud-occidentale il cui capoluogo è Bordeaux.

Questo delizioso “petit pays”  era purtroppo, ricco solo di anziani. Da tanti anni, infatti non vi erano state nuove nascite. Fu un caso strano quello di questi due genitori attempati che suscitò l’interesse generale, tanto che i media locali ne parlarono per giorni, come un fatto straordinario, davvero incredibile.

Alcune male lingue, pur dubitando di quella gravidanza in età avanzata, avevano smesso presto di parlarne con diffidenza e malignità, perché quel tenero esserino da mangiare di baci era a tutti gli effetti talmente adorabile, che il modo in cui fu concepito passò in secondo piano. Tutti gli abitanti del paesello facevano a gara per tenerla in braccio, per coccolarla e inventavano sempre nuovi giochi, quando piangeva per la fame o per il mal di pancia o per la noia.

Successivamente, la protagonista principale ritornò alla ribalta per qualcosa di ancora più incredibile. Potremmo pensare al titolone da prima pagina: “Neonata colpita da un meteorite sopravvive all’impatto!” oppure “Eccola, la famosa prescelta dal sole!” Dimenticatevi pure i titoloni e gli annunci teatrali, perché quando la piccola scheggia di sole le cadde al centro della fronte, nessuno – eccetto lei – se ne accorse. La bimba percepì solo un lieve solletico che la fece schernire e subito dopo le uscì un rumoroso ruttino, quello che la madre stava aspettando dopo la solita abbondante poppata. E quel magico ed entusiasmante momento finì senza gloria, mentre solo a molte miglia di distanza qualcuno aveva cercato disperatamente di seguirne la traiettoria.

Questa nascita, a parte il primo momento di euforia generale, non richiamò giovani e il paese era destinato a spegnersi. I genitori preoccupati per la sorte della piccola riunirono gli ultimi cittadini rimasti nel tentativo di trovare una famiglia giovane, pronta a prendersi cura della loro bambina. Rimasero ore a cercare una soluzione, ma l’unica valida sembrava essere quella di dare ad un’assistente sociale la piccola Marta, affinché le procurasse una famiglia affidataria. Gli anziani genitori non facevano che piangere disperati. Mai avrebbero voluto separarsi dall’unica gioia entrata nella loro vita, ma dovevano mettere il bene di quella bambina davanti al loro.

L’assistente sociale suggerì di fare tutto molto velocemente.

«Non vorrete portarcela via prima del tempo?» supplicò angosciata la madre.

«Più attendiamo e più la piccola soffrirà. Ora non è ancora in grado di capire. Se viene portata presso un’altra coppia in tenera età non se ne accorgerà nemmeno, ma se aspettiamo potrebbe avere dei traumi psicologici non indifferenti. Si sentirà abbandonata. Per non parlare poi del fatto che potrebbe rimanere sola, mentre voi…» abbassò gli occhi per non sembrare eccesiva, mentre pochi secondi dopo ribadì il nefasto concetto con un «…purtroppo dobbiamo valutare tutto.»

Li agghiacciava pensare che potevano passare a miglior vita, prima ancora di aver trovato una sistemazione alla loro figlia e con il cuore a pezzi decisero di darla nelle mani più sicure di una famiglia giovane e responsabile.

Il problema nacque nel momento in cui ogni coppia affidataria si ritrovava senza bambina il giorno seguente. Al contrario, gli anziani genitori al risveglio trovavano Marta nel suo lettino a saltare allegramente in compagnia dei suoi giocattoli preferiti. L’assistente sociale stava impazzendo. Non si spiegava quella situazione e diede la colpa ai genitori. Disse che la stavano prendendo in giro, che qualcuno rapiva la bambina e aveva mobilitato anche le forze dell’ordine. Giurò che non avrebbe più mosso un dito per aiutarli se fosse successo un’altra volta e quell’ultima volta accadde di nuovo.

Per quanto continuassero a scusarsi, Marta ritornava nel suo lettuccio contenta e soddisfatta, come si trattasse del gioco più semplice e conosciuto del mondo, quello del cucù. A quel punto, con i pochi risparmi rimasti i genitori affranti, decisero di trovarle una tata, o come la chiamano in Francia, una nounou. Non fu facile, nessuno voleva abitare in un paese disabitato come quello, ma alla fine ci riuscirono, perché Marta sapeva farsi amare da tutti, tanto era adorabile.

Nounou, era molto dolce, non aveva più parenti al mondo, quindi per lei un posto valeva l’altro. Quando la vide si affezionò subito ai suoi teneri occhioni e al suo sorriso vivace e impertinente. Ovviamente i genitori cercarono di tenere nascosto il più possibile la sua singolare capacità. Temevano infatti che rinunciasse a quell’impiego.

All’età di tre anni Marta non parlava ancora. Al contrario aveva un’innata sensibilità per comprendere gli stati d’animo altrui, tanto che si accorse di come l’umore della sua nounou cambiasse ogni volta che si trovava in compagnia di un giovane garçon del supermercato della vicina città di Cérons. Fu così che, dopo aver caricato le borse della spesa, si trovarono il cassiere in macchina.

Non vi sto a dire la meraviglia di quel tale e l’imbarazzo della bambinaia, che lo fece scendere con parole che non le aveva mai sentito pronunciare. Quella stessa sera il giovane si ritrovò con ancora il camice da lavoro addosso, a tavola con loro. Nounou presa la scopa lo scacciò urlando. Il poveretto che non sapeva nemmeno dove si trovasse, rimase in strada a battere i denti dal freddo, domandandosi come mai non vi era anima viva in quel posto.

La piccola, dopo aver guardato con stupore la scena, non si dette per vinta e decise che spettava a lei farlo rientrare.

«Marta! Porta subito questo signore dove lo hai trovato!» gli intimò la mamma a fatica, tra un colpo di tosse e l’altro, perché si era accorta di aver svelato il suo segreto.

Nounou pensò che avesse parlato a quel modo a causa dell’età avanzata. Come poteva una bambina avere un potere del genere? Ma in quell’istante la piccola e il suo garçon scomparvero. Li ritrovarono nella stanzetta di Marta. Gli stava mostrando con orgoglio i suoi giocattoli. Nounou dovette convincersi che quella bambina aveva davvero un dono specialissimo. Ritenne opportuno non farla agitare, per paura che facesse sparire tutti. Chiese spiegazioni e i genitori dovettero ammettere che non conoscevano l’origine di quella sua peculiarità, ma non potevano nemmeno più negarne l’esistenza.  L’addetto del supermercato fu sistemato sul divano letto quella notte, perché ogni tentativo di farlo andare via risultava vano.

Da quel giorno però, i rapporti tra i due giovani si fecero sempre più intimi. Iniziarono a frequentarsi regolarmente e quando i genitori di Marta passarono a miglior vita, lei non si sentì sola, poiché la sua “nounou et son petit ami” si erano già sposati e vivevano tutti insieme nella casa dei suoi veri genitori, da diverso tempo. Solo il paese che li ospitava era diventato se possibile, ancora più silenzioso, da qui il desiderio di abbandonarlo. Cérons era piuttosto lontana da raggiungere ogni giorno come pendolare e cominciava ad essere anche abbastanza dispendioso il tragitto. Dovevano valutare anche la necessità di portare Marta a scuola una volta che fosse diventata più grandicella. Essere più vicini alla città avrebbe reso la gestione familiare molto più semplice ed economica.

Il fatto che ancora a quattro anni non riuscisse a parlare indusse la giovane coppia a recarsi da un noto specialista. Fu in quello studio che Marta incontrò un bambino sordomuto. Nel giro di pochi minuti scomparvero ambedue senza lasciare traccia. Nounou era l’unica a sapere cosa fosse successo e fu infatti lei a ritrovarli entrambi nella stanzetta di Marta, intenti a giocare e a parlare come potevano, attraverso i gesti.

Non fu facile spiegare quella sparizione. Il padre del bambino, un noto uomo d’affari era intenzionato a denunciarli tutti, fin quando non si trovò davanti al figlio, finalmente allegro, che giocava con quella strana bambina. Iniziò a piangere commosso, perché la cosa che desiderava di più al mondo, non era sentirlo parlare, ma vederlo sorridere e Marta aveva compiuto quel miracolo.

Padre e figlio decisero di passare qualche giorno in quel paesello. Si innamorarono di quella vista e del vicino parco. All’imprenditore venne un’idea geniale. Decise di investire in un’impresa turistica molto particolare. Voleva creare un ambiente adatto ad accogliere famiglie con bambini diversamente abili. Avrebbe fornito attrezzature, supporti e cure, ma anche un ambiente sano e rilassante per i genitori.

Il paese si ripopolò di lavoratori e turisti, mamme e papà desiderosi di pace e serenità, in un ambiente fatto su misura per le loro esigenze, mentre ai bambini non mancavano le attenzioni e il divertimento.

Marta continuò a non parlare, ma non sembrava una cosa grave, perché il suo umore era sempre allegro e donava gioia a tutti, soprattutto quando faceva i suoi “giochi di prestigio. Di tanto in tanto compariva anche un’assistente sociale, sua vecchia conoscenza. A parte le crisi di nervi che questo comportava a quella donna, e i rimproveri che le venivano fatti dalla sua Nounou, erano davvero spettacoli entusiasmanti!

 

Queste sono le storie delle nostre cinque prescelte. Come faranno ad incontrarsi e a salvare la terra? Lo scopriremo nelle prossime puntate.

 

( Tutti i contenuti e le immagini di questo blog sono salvaguardati dal copyright è quindi vietata la copia e la riproduzione se non autorizzata dall’autore stesso. )