TERZO CAPITOLO di Erasmo

Nonna Margherita

 

Dopo qualche giorno, tornai a piagnucolare da mio padre. Volevo sapere a tutti i costi il mio super potere, continuando a ripetergli che se tutti ne avevano uno, io di certo no. Lui mi rassicurò che era impossibile, soprattutto nella nostra famiglia. Così presi di nuovo l’album di fotografie e gli dissi di parlarmi di nonna Margherita.

«E va bene. Mia mamma era molto dolce e molto bella, ma possedeva un potere disgustoso

«Più della cacca del nonno?»

«Molto, molto di più.»

A quel punto la mia attenzione era tutta catalizzata su mio padre. Volevo sapere tutto e lui iniziò, dopo avermi preso sulle sue gambe.

Nonna Margherita e la sua rivale in amore

«La nonna scoprì il suo dono molto prima di tuo nonno. Era ancora una bambina quando pensò di avere un problema, che si rivelò invece molto utile in seguito

«Avanti papà racconta.»

«Devi sapere che mia mamma non amava la scuola, non amava studiare e la maestra pur di non averla in classe a disturbare, la mandava a fare le pulizie a casa sua.»

«Ma si poteva?»

«In realtà no, ma una volta le cose andavano diversamente.»

«E il suo papà e la sua mamma non dicevano niente?»

«Era un accordo tra nonna Margherita e la maestra, che se ne guardava bene dal raccontare come stavano le cose, altrimenti avrebbe perso i suoi servizi. In cambio di quel lavoro lei la promuoveva ogni anno anche se non andava mai a lezione. Ma non farti illusioni, ora non funziona più così e tu non potresti fare altrettanto.»

«Io non sono nemmeno bravo a ordinare camera mia, non potrei farlo per la maestra.» risposi sorridendo.

«Tranquillo, non succederà. Però per tua nonna era un sollievo, perché preferiva muoversi piuttosto che starsene tutto il tempo seduta dentro quei banchetti tanto piccoli che usavano una volta.» e mi mostrò una foto di lei dentro un banco.

Aveva la faccia molto seria. Non sembrava per niente felice. Poverina. Forse c’erano bambini dispettosi anche nella sua classe. Pensai. E avevo ragione. Infatti, mio padre mi disse che fu proprio una bambina dispettosa a dire alla mia bisnonna che la maestra si faceva fare le pulizie da nonna Margherita, la quale fu costretta a tornare in classe e a studiare. Per giunta la mise proprio in banco con quella spiona. Non facevano che punzecchiarsi e tirarsi le trecce, fino al momento in cui alla nonna venne in mente di utilizzare il suo super potere.

«Devi sapere che tua nonna faceva delle puzzette terribili. Sembravano solide e rimanevano nell’aria per ore. Nonostante fossero in tanti in famiglia, era l’unica che poteva godere di una stanzetta da sola, perché la tua bisnonna diceva che poteva stenderli tutti e non farli svegliare mai più.»

Io ascoltavo incredulo. In quanto a puzzette, anch’io non me la cavo male, ma anche in quelle non sono un campione. La mia sorellina piccola è molto più brava di me. Però volevo sapere com’era riuscita a vendicarsi della sua compagna di scuola.

Il bambino di cui era innamorata nonna Margherita e il resto della classe

«Il caso volle che entrambe fossero attratte dallo stesso bambino. Un giorno in cui la vide chiacchierare animatamente con lui appoggiata ad un albero, decise che era giunto il momento anche per lei, di prendersi la sua rivincita. Si avvicinò di soppiatto senza farsi notare e da dietro la siepe lanciò una delle sue terribili puzzette. Nessuno la poteva vedere e il bambino disgustato dette subito la colpa all’unica persona che aveva davanti. Quella serie di “incidenti”, continuarono a ripetersi sempre più di frequente. Nonna Margherita era infatti libera di fare le sue puzzette ogni volta che voleva, tanto la colpa andava alla compagna di banco, che finì per pensare di essere davvero lei a fare quell’odore sgradevole senza nemmeno rendersene conto. Spesso capitava quando la maestra voleva interrogarla, o quando si stancava di stare seduta.»

Pensai che mi sarebbe piaciuto essere altrettanto bravo, ma di certo una volta le cose erano più facili. Oggi tutti si accorgerebbero che sono io a farle e al “Tuttobene?” ci aggiungerebbero un “puzzone”. Questo potere a me non servirebbe proprio. Una volta era molto più semplice essere bambini.

«Alla fine, bisogna anche dire che la mia mamma non era né cattiva, né vendicativa e si commosse quando la vide scappare via piangendo. Fu allora che comprese di aver esagerato. La consolò, la difese e divennero amiche. Anche se, non le confidò mai il suo segreto. Dopo tutto, i super poteri funzionano solo se rimangono segreti.»

Per quella sera i racconti purtroppo, finirono lì. Io dovevo ancora conoscere il mio e continuavo a dubitare di averne uno. Quando la mamma mi aiutò a fare il bagno mi guardai allo specchio e cercai di strizzare gli occhi per vedere se succedeva qualcosa, ma niente. Provai a fare il muscolo come fa sempre mio fratello prima di giocare a Braccio di Ferro, ma la forza non doveva certo essere tra i miei poteri. Che fatica essere bambini oggi! Una cosa però la sapevo: se fossi riuscito a riavere il mio amico, sarei stato il bambino più felice del mondo. Io mi divertivo tanto con Matteo prima che diventasse… così.

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