VIVRE LA FRANCE

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

VIVRE LA FRANCE 

15° capitolo

Dopo alcuni scali arrivarono finalmente all’Aeroporto di Bordeaux-Mérignac in FranciaAd attenderli trovarono Marcel, un cameriere che conosceva da tempo Marta e lavorava in uno dei ristoranti della zona. Questo tranquillizzava molto Pluto. Con il suo tipico e raffinato accento francese riuscì senza fatica a rendere il suo inglese piacevolmente accettabile per le sue compagne.

Pluto lottava con se stesso per non dar spazio a quel piccolo sentimento di gelosia che provava nel vederle entrambe così coinvolte e attente ad ogni battuta o complimento che veniva loro rivolto dal galante serveur. Conscio della sua missione si riappropriò del ruolo di guida per prendere in mano la conversazione, anche se voltatosi si accorse che erano spariti tutti. Li ritrovò alla reception, dove Marcel aveva provveduto a prenotare le camere.  

«Vi sono almeno un paio d’ore prima della cena. Spero troverete le camere di vostro gusto. Io ora devo andare, ci vedremo più tardi al restaurant. C’est bon pour toi?» le guardò assentire entusiaste e continuando con quel francese che le faceva sorridere ogni volta, disse «Très bien. Au revoir.» 

Pluto guardava le sue compagne di viaggio scambiarsi battute in gran segreto e mentre si faceva consegnare la sua chiave pensò che tante smancerie per lui, non c’erano state. Se solo avessero saputo che possedeva anch’egli dei poteri, forse avrebbe ottenuto più rispetto, pensò indispettito. E facendosi spazio tra loro, entrò con supponenza per primo in ascensore salutandole poi ironicamente in francese, come aveva fatto precedentemente Marcel.  «Au revoir.» Le ragazze non riuscirono a trattenere l’ilarità appena la porta si richiuse alle loro spalle. Avevano evidentemente colto la sua gelosia.    

Per Chiara e Pola, due ore furono appena sufficienti per una rinfrescata, perché appena si appoggiarono sul letto era ormai tempo di scendere. Troppo bello il panorama dalla terrazza. I cioccolatini poi, erano stati la sorpresa più gradita, mentre il cigno ricavato da un asciugamano lo avevano trovato un origami impossibile da ricreare. Prima di scendere si guardarono negli occhi emozionate. 

«Chissà come sarà Marta. Il nome mi piace. speriamo sia anche lei entusiasta di unirsi a noi.» disse Pola con il cuore che non aveva ancora smesso di batterle concitato nel petto dal momento in cui quell’avventura era iniziata. 

«Non ne ho idea, ma è stato così facile per noi trovarci e capirci che penso sarà altrettanto semplice con le altre.» 

«Speriamo tu abbia ragione, io mi sento molto in ansia. Se solo una di loro si rifiuterà di seguirci … sarà stato tutto inutile.» 

Per farsi coraggio si presero per mano e scesero al ristorante dove già le attendeva davanti all’entrata Pluto. Per lui era una grande emozione, perché Marta l’aveva trovata prima di tutte le altre e gli sembrava di conoscerla da sempre. La sentiva come una sorellina più piccola.  

«Bonsoir.» lessero sulle labbra di Marcel che le aveva viste entrare e stava indicando loro il luogo dove probabilmente si trovava la terza figlia del sole.

Il mètre li fece accomodare e fu in quel momento che videro entrare nella sala Marta. Si fermava di tavolo in tavolo facendo piccoli giochetti di prestigio per allietare gli ospiti, ma soprattutto i bambini. Quel suo far apparire e scomparire cose, Plutone sapeva bene che non era un caso. Le fecero un cenno per farla avvicinare, che sembrò non gradire, mentre si voltò dalla parte opposta, per andarsene.    

«Presto fa qualcosa» Pola cercò di scuotere Pluto «devi fermarla.» ma lui era troppo confuso ed emozionato, non riusciva a muovere un muscolo.  

«Ho paura che se non andiamo entrambe, lui non riuscirà nemmeno ad avvicinarla. Non le ha fatto una grande impressione quel gesto. Anzi l’ha indispettita.» replicò Chiara alzandosi dalla sedia dopo aver rimproverato Pluto per il suo gesto troppo plateale. 

«Ovvio, l’hai trattata come una cameriera…» rincarò la dose Pola prima di seguirla. 

Come avevano previsto, Marta non fu per nulla lusingata dalla proposta di andare in cerca di un meteorite per salvare la terra. Al contrario pensò si trattasse di persone poco raccomandabili e fu tentata di farli sparire. Non voleva credere a quello che le stavano dicendo. Nemmeno vedere il meteorite pulsare intensamente davanti a lei le fece cambiare idea. Dopo tutto era abituata ai giochi di prestigio. Solo quando Pola le prese la mano, si rese conto che non stavano mentendo, ma ritraendola pensò ai suoi bambini. Quelli che accoglieva in quel posto e rappresentavano a tutti gli effetti la sua famiglia. Riteneva che la sua presenza in quel posto fosse molto più necessaria. 

Tutti quei dialoghi con segni e lettura delle labbra risultavano stranamente comprensibili alle due sorelle del sole, mentre Pluto per quanto si sforzasse, si sentiva solo un terzo incomodo. Le uniche che potevano convincerla erano loro. Chiara conoscendo i suoi veri pensieri trovò il modo giusto, mentre Pola le teneva le mani con un affetto tale che Marta non solo non riusciva a liberarsi, ma nemmeno voleva più farlo. 

«Capisco bene quali siano i tuoi sentimenti, ma se non ci aiuterai la terra non vedrà più la luce del sole. Hai davvero voglia di prenderti questa responsabilità?» le disse Chiara guardandola bene negli occhi. 

«Siamo venute qui da te… Abbiamo fatto tanta strada. Le tue perplessità sono anche le nostre. Anche noi abbiamo dovuto lasciare delle persone care ed è proprio per loro che abbiamo capito, che dovevamo cercare il meteorite. Senza di te le nostre famiglie e i nostri amici moriranno, come tutte noi del resto.» ribadì seria Pola. 

Marta si liberò le mani. Fece capire che avrebbe salvato i suoi bambini e le loro famiglie portandoli lontano. 

«Quando arriverà il buio non potrai più salvarli, perché non ci sarà luogo sulla terra nel quale non vi sia morte e distruzione.» Chiara lo disse con un’allarmante pacatezza, come se davanti agli occhi  avesse la visione nitida, quanto drammatica, di ciò che li attendeva.  

«Per salvare la terra servite tutte, nessuna esclusa!» riuscì finalmente ad intromettersi Pluto.  

 

Le ci volle un giorno intero a Marta per comprendere che le sue sole forze non erano sufficienti a proteggerle tutte (e a proteggere tutte le persone che le stavano a cuore) e si rassegnò a seguire suo malgrado la spedizione. Disse ai suoi genitori adottivi che aveva deciso di fare quella vacanza che aveva sempre messo in cantiere, ma non aveva mai fatto e seguì la comitiva senza mostrare grande entusiasmo, ma con maturata rassegnazione.  

Si dettero appuntamento nella hall dell’albergo. Chiara che con il suo dono comprendeva bene il linguaggio di Marta, riferì che si stava proponendo di portarli tutti verso la loro prossima destinazione. 

«Fantastico! Così risparmieremo il biglietto dell’aereo.» Si affrettò a dire Plutone mentre controllava i contanti che ancora possedeva per terminare il viaggio. 

«Mi spiace, ma questa volta andremo sole!» gli disse Chiara. 

«Cosa vuoi dire? Stai scherzando, spero?» replicò Plutone. 

Tutte e tre si misero davanti a lui e Pola lo rassicurò, mentre Chiara cercava di spiegargli qualcosa che in quello stato, non riusciva a comprendere. 

«Fidati di noi! Il tempo stringe e il Prof. Magus ha bisogno di te. Marta ti porterà da lui, mentre noi andremo a cercare le altre prescelte. Ci troveremo tutti in Australia tra una settimana, così recupereremo tempo.» incalzò Pola.

Plutone non fece nemmeno in tempo ad obiettare, perchè Marta lo aveva già preso sotto braccio, per riportarlo alla sede dell’IRAM. Solo la sua tracolla con il meteorite dal cuore pulsante cadde a terra. Chiara e Pola si guardarono negli occhi. L’intesa tra loro era forte e questo era fondamentale, dal momento che trovare Stella in Africa non sarebbe stata un’impresa facile.    

Le due sorelle del sole dopo una notte di riposo erano pronte per affrontare il loro safari africano. Sapevano solo che la loro quarta sorella si trovava nel Parco nazionale Kruger che però è la più grande riserva naturale del Sudafrica, un’impresa ciclopica, che si sentivano comunque di poter superare insieme. Prima di addormentarsi Pola confessò i suoi timori. 

«Chiara, sei sveglia?» 

«Nonostante la stanchezza non riesco a dormire! Appena chiudo gli occhi vedo quel parco, anche se non ci sono mai stata, ma lei non c’è…» 

«Anch’io fatico a prendere sonno! Speriamo che Marta riesca a raggiungerci. Dobbiamo cercare qualcuno che non sappiamo nemmeno come si chiama su di un‘area di circa 20.000 km², più o meno come lo stato di Israele o del Galles, solo che è pieno di animali feroci e io ho una paura folle degli animali. Non ne ho mai avuto uno. Mi spaventano anche i cani e i gatti 

«Non preoccuparti. Se abbiamo questi poteri è perché ci servono per raggiungere il nostro scopo e riusciremo nell’impresa. Ce la dobbiamo fare. Altrimenti per i nostri cari e per il mondo intero sarà la fine.» 

Chiara avvicinò il suo letto a quello di Pola e cercò di abbracciarla. Quella stretta fu sufficiente per farle addormentare entrambe.  

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