PRIMA TAPPA: ARGENTINA

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

PRIMA TAPPA: ARGENTINA

13° capitolo

Una volta giunto a Buones Aires, Pluto fu accolto da un giovane dalla pelle biscottata e gli occhi simili a due gustose nocciole:

«Amico mio che piacere vederti! Sei più basso di quanto immaginassi.» disse chinandosi per abbracciarlo.

«E tu più calvo di quanto mi aspettassi…»

Una sonora risata e una stretta di mano furono il primo approccio a quell’amicizia che finalmente da virtuale diventava reale.

«E’ strano vederti di persona… E mi sembra un sogno essere arrivato fin qui sano e salvo. Se penso che dovrò anche tornare indietro… mi sento male.» gli rispose Pluto mentre cercava di non cedere ad un repentino mancamento. «Credo di essere intollerante ai viaggi aerei

«Non penso esista un’intolleranza del genere, ma sembri davvero molto provato. Non sei riuscito a dormire durante il volo?»

«Perché? C’è qualcuno che riesce a farlo? Oltre al Troll che mi russava nelle orecchie e continuava a fare puzzette disgustose… ho passato più tempo al bagno che seduto al mio posto… e in tutta onestà non so dirti dove fosse meglio.» Nelle sue affermazioni sembrava piuttosto serio, ma l’amico consapevole della sua ironia non la smetteva più di ridere.

Una volta giunto nella sua camera d’albergo, crollò sul letto senza nemmeno darsi la possibilità di fare un bagno e nella medesima posizione venne svegliato diverse ore più tardi per recarsi alla tenuta di quella che poteva essere la prima delle prescelte.

 

Quando fu davanti a Chiara, la pietra dal cuore pulsante iniziò a surriscaldarsi diventando incandescente, tanto che Pluto dovette tirarla fuori con l’aiuto della sciarpa che teneva al collo, per paura che fondesse le carte che il professore gli aveva diligentemente consegnato. Secondo lui gli sarebbero state fondamentali per meglio orientarsi da terra, ignaro dell’uso indiscriminato che i giovani fanno di Googlemap.

Davanti a quell’inequivocabile segno e sicuramente per via del suo sesto senso, Chiara non ebbe alcun dubbio sulla sincerità del suo inaspettato visitatore e soprattutto sulla gravità della situazione. Volle lei stessa unirsi a lui in quella ricerca delle altre prescelte. Per la prima volta si sentì libera di parlare delle sue capacità.

«Vedi ombre anche dietro di me?» chiese titubante Plutone che non aveva certo l’animo spavaldo.

«No. Ma non sempre mi è dato di vederle. Io credo sia solo quando il mio intervento può fare la differenza. Non è però la mia sola peculiarità. Io a volte sento le cose che vengono dette a distanza, oppure quelle che la gente pensa. Non ho mai rivelato volentieri quello che sento e provo per paura di essere derisa e mi sono sempre domandata perché proprio a me. Ora finalmente conosco la risposta. Non sono strana per nulla, ma ho una missione da compiere.» Con un sorriso imbarazzato le si colorirono le gote mentre entrambi volgevano lo sguardo fuori dai finestrini di un furgoncino privo di ammortizzatori.

 

Il marito di Chiara era stato informato solo in parte di quello che stava succedendo e dell’impresa nella quale si stava imbarcando. Durante il tragitto Chiara ripensò alla conversazione avuta con lui. Lo aveva convinto a lasciarla andare tranquilla perché conosceva ogni suo pensiero, ma si sentiva comunque in colpa per non avergli potuto rivelare la gravità della situazione cui andava incontro.

«Così, all’improvviso? Sei sicura che si tratta di una cosa seria, voglio dire, te ne vai con uno che nemmeno conosci, ho solo paura che sia una truffatore e possano farti del male.»

Il marito era un uomo piuttosto logico e razionale, non sapeva nemmeno che possedeva doni inaspettati, quanto incredibili.

«In verità lo conosco e sono in contatto con la sua ditta da diverso tempo. Non ti ho detto niente prima perché non sapevo se questo progetto sarebbe andato a buon fine e non volevo ti preoccupassi per nulla. Era … è piuttosto futuristico, ma tu sai quanto ci tengo al mio lavoro e questa società può darmi grosse opportunità di avanzamento e …» con un bacio riuscì a tranquillizzarlo «non ci vorrà molto. Tornerò prima che tu possa accorgerti della mia assenza.»

Mentire sembrava l’unico modo, anche se doloroso, per potersi allontanare.

«Questo lo ritengo impossibile. Mi manchi già prima di essertene andata, ma capisco quanto sia importante per te.»

Il loro amore era sbocciato dopo la caduta dell’ombra dal suo occhio e anche per lei allontanarsi era doloroso, ma capiva bene che vi era un’ottima motivazione. Non poteva sottrarsi al suo destino, che sarebbe diventato quello di tutti.

 

«Ti aiuterò a trovare le altre prescelte.» aveva risposto Chiara a Plutone «Sono tutte come me? Voglio dire, fanno quello che faccio io? Le sento come sorelle, anche se non le ho mai viste. Ho un desiderio incontrollabile di incontrarle, che nemmeno io comprendo.»

«A quanto ne so, avete tutte poteri differenti. Insieme dovrete trovare il Cristal Ignis e portarlo all’IRAM. Lì troveremo il modo di riaccendere il sole, quando arriveranno i tre giorni di buio. Speriamo solo sia altrettanto facile convincerle.»

In quel preciso istante ella si volse verso di lui:

«Dobbiamo andare in Canada, ora!»

«Cosa? No, ti sbagli. E’ l’unico posto dove non sono riuscito a trovare la prescelta. Il Prof. Magus – che ha seguito la scia di ognuna – ha detto che si trova probabilmente vicino ad una riserva naturale, ma ancora non sono riuscito a localizzare nessuno con poteri speciali da quelle parti…»

«Mi è arrivato questo messaggio, non so da dove… o forse… forse lo so… cosa c’è nella tua tasca?»

Plutone tirò fuori il suo pezzo di meteorite ingrigito. Chiara lo prese tra le mani come fosse un tesoro prezioso e lo avvicinò all’altro dal cuore pulsante. In quell’istante ebbe la visione del luogo esatto nel quale avrebbe trovato la sorella canadese.

«Non preoccuparti. So io dove si trova.»

Presero il primo volo per Calgary, l’aeroporto più vicino al Moraine Lake. Pluto non aveva ancora assorbito il fuso orario che già doveva abituarsi ad un nuovo lungo viaggio, ma non essendo più solo, e con quella donna speciale al fianco, riuscì a riposare. Il tocco di Chiara lo aveva fatto addormentare prima del decollo. Non si sarebbe nemmeno accorto di aver volato. E lei avrebbe potuto riposare tranquilla pensando a quello che aveva lasciato, a quello che avrebbe trovato e a ciò che sperava di non perdere.

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