OTTAVO CAPITOLO di Erasmo

Erasmo Ognibene

Eccoci dunque arrivati a me e al mio calzino, che ha un posto d’onore nella teca di vetro sigillata.

Una volta scoperti tutti i poteri della mia famiglia non mi restava che impegnarmi a trovare il mio. Mi sembrava di essere diventato bravo in questo gioco, ma da solo proprio non ce la facevo.

Il giorno in cui Erasmo ha scoperto il suo segreto

Papà era ancora occupato e non potevo disturbarlo, tanto mi aveva già detto che dovevo scoprirlo da solo, quindi quella mattina andai a scuola più pensieroso del solito. Se ne accorse anche Attilio, il mio compagno di banco, che non parlava mai, ma quel giorno mi chiese se i tipacci si erano fatti vivi di nuovo, visto il mio sguardo severo.

«No, non si sono più fatti vivi dopo che mio fratello ne ha minacciato uno, ma mi manca molto il mio amico Matteo.» gli dissi appoggiando il mento sul banco.

«Io non credo sia tanto contento di stare con loro.» mi rispose sicuro.

«Perché dici così?»

Mi fece guardare fuori dalla finestra e vidi che ora, che non potevano più prendersela con me, dopo quanto aveva fatto Ilario, quei tipacci se la stavano prendendo con Matteo. Quando lo raggiunsi i ragazzacci se n’erano già andati e anche se non voleva che lo vedessi, mi ero accorto che stava piangendo.

Mi è venuta una rabbia. Anche se lui non si era comportato bene con me, non volevo che lo trattassero così. Era pur sempre il mio amico. Lui non aveva un fratello come il mio in grado di poterlo difendere, quindi ho pensato, che dovevo fare qualcosa. Papà aveva detto che tutti i super eroi devono salvare le persone in difficoltà. Lui aveva salvato la sua famiglia, io ora avrei aiutato Matteo.

Quando tornai a casa mi tolsi le scarpe e mi misi sul divano ad aspettare che la mamma mi chiamasse a tavola, ma entrò mio fratello dicendo che c’era una gran puzza di piedi. Anche la mamma notò questo particolare.

«Ma cos’è questo fetore nauseabondo?» disse disgustata.

Ilaro fece subito la spia e lei mi ordinò di lavarmi i piedi. Ma si è mai visto uno che si lava i piedi a mezzogiorno? Eppure, dovetti farlo perché quando la mamma dice una cosa bisogna sempre ubbidire. Mentre contrariato mi recavo al bagno mi resi conto che mi avevano involontariamente fatto capire quale fosse il mio potere. I miei piedi puzzano terribilmente, anche se li lavavo due volte al giorno. Così pensai che se non me ne fossi lavato uno per molto tempo, alla fine avrebbe fatto una puzza tale da far scappare chiunque e quella avrebbe potuto anche diventare un’arma, quasi come le puzzette di nonna Margherita.

Quando tornai dalla mamma e mi chiese di dimostrarle che mi ero lavato, le feci annusare l’unico piede sul quale avevo intenzione di usare il sapone, almeno fino a che non avessi escogitato il mio piano. Sapevo che non avrebbe chiesto di annusare anche l’altro. E così fu.

Per una settimana utilizzai lo stesso calzino, senza mai lavarmi il piede sinistro che secondo me era sempre stato quello dall’odore più intenso. Invece della doccia facevo il bagno, lasciando fuori il piede che era diventato talmente puzzolente da stendere un intero esercito di formiche. La mamma continuava a controllare ovunque per capire da dove arrivasse quel tanfo, ma non poteva certo immaginare che fossi io, visto che le mostravo sempre il piede profumato.

Alla fine della settimana ero già diventato un’arma batteriologica, così mi aveva definito mio fratello, che accortosi del mio trucco voleva dire tutto alla mamma. Io però lo convinsi che quell’arma mi sarebbe servita per dare una lezione a quei tipacci e così decise di aiutarmi.

Arrivato a scuola vidi i bulli prendere in giro Matteo. Erano tutti così impegnati con lui che nessuno si rese conto che io stavo mettendo dentro lo zaino del loro capo, il mio super calzino puzzolente, sfregandolo bene sui libri, sull’astuccio, sul diario, dentro e fuori e lo stesso feci con quelli dei suoi amici, anche se in modo meno accurato. Quando ebbi finito andai verso il mio amico e prendendo spunto da quello che aveva fatto mio nonno dissi qualche parola strana, tanto per fare un po’ di scena. Loro si erano fermati tutti per guardarmi come fossi matto. Dissi che avevo fatto un rito magico e se si fossero ancora comportati da prepotenti avrebbero avuto delle spiacevoli sorprese.

Il calzino super puzzolente di Erasmo finito sottovuoto

«Ma che dici tappetto? Solo perché c’è tuo fratello che ti protegge non vuol dire che non possiamo prendercela con lui.» disse il capo indicando Matteo.

«Prendete le vostre cose e lasciateci stare. Matteo è mio amico e se ve la prendete con lui dovrete fare i conti con tutta la mia famiglia.»

Matteo mi guardò con gli occhi sgranati, si vedeva che era commosso e contento che non mi ero dimenticato di lui. I tipacci se ne andarono borbottando e ridacchiando, ma venni a sapere che erano stati buttati fuori dalla classe perché tutta la loro roba puzzava terribilmente. Dovettero sostituire tutto, anche gli zainetti. Il mio potere era davvero un’arma potentissima. Una volta raccontato tutto a papà ci mettemmo d’accordo per mettere il calzino puzzolente dentro un vetro, in modo che se qualche altro brutto tipo avesse fatto il prepotente con noi, avremmo saputo come difenderci.

Matteo Goldoni e io siamo diventati inseparabili. Dopo poco, si è unito al nostro gruppo anche Attilio. Ora siamo una squadra perfetta e il merito di tutto questo è della mia “famiglia speciale” e del mio super papà.

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