OTTAVO CAPITOLO di ERASMO II

Dalla seconda serie “ERASMO OGNIBENE E LA SUA FAMIGLIA SPECIALE”

Una strana malattia

«Erasmo alzati, è ora di andare a scuola. Come mai sei ancora a letto?»

«Non mi sento bene mamma… devo avere la febbre.»

Mia madre mi provò la temperatura, ma sembrava normale. Allora le dissi che avevo mal di pancia. Ma non sembrò convinta nemmeno davanti alla mia migliore interpretazione di un bambino malato e sofferente.

«Avanti Erasmo, dimmi la verità. E’ sempre a causa di quella bambina

Mi ripresi subito cercando di farle capire che davvero non c’era nessuna femmina nella mia vita, e l’unico ad essere innamorato era Attilio, ma non mi volle credere.

«Allora alzati e preparati per andare a scuola. Oggi devo portare Alice dalla pediatra per la solita visita di controllo e non posso lasciarti a casa da solo, a meno che tu non voglia venire con noi

La migliore interpretazione di un bambino malato e sofferente di Erasmo

Quando disse così mi ripresi subito e corsi al bagno. Non avevo nessuna voglia di andare dalla dottoressa dei bambini piccoli, io ero già grande e come mio fratello avrei dovuto avere un maschio per dottore. Dopo tutto sono un uomo e non mi va di essere visitato da una femmina. Ogni volta mi mette un bastoncino in bocca per vedermi la gola che mi fa venire da vomitare e poi mi controlla le orecchie, mi spinge la pancia, … “Meglio andare a scuola e rischiare di vedere la bambina che non la smette mai di parlare.” Mi dissi rassegnato.

Mentre facevo colazione mi consultai con mia sorella che sul seggiolone giocava con un biscotto mezzo inzuppato nel latte.

«Alice… perché le femmine non sono tutte come te? Tu trovi sempre il modo di divertirti, non dici mai niente, urli, sì ogni tanto, ma solo per farti capire e quando ce n’è bisogno. E poi sono sicuro che quella tipa non sa nemmeno giocare a calcio, mentre tu diventerai bravissima da grande e giocherai con me, visto che Ilario sembra che non ne abbia più tanta voglia, ora che è alle medie.»

Lei mi sorrise e mi allungò il suo biscottino smagiucchiato. Io declinai il suo regalo e lei facendo una faccia triste si mise a piangere… allora ho dovuto prenderlo per farla smettere, altrimenti la mamma si sarebbe arrabbiata con me. E infatti ricominciò a sorridere divertita. Senza volere mi aveva dimostrato che le femmine non accettano i rifiuti. Anche questa era una lezione che poteva tornarmi utile.

Una volta a scuola cercai di parlare subito ai miei amici.

Alice mentre offre il suo biscottino ad Erasmo

«Dobbiamo rimanere uniti o le femmine conquisteranno il pianeta facendo venire a tutti il mal di pancia. Secondo me credono di essere più furbe di noi, ma ho scoperto che hanno molti punti deboli, per esempio non sopportano di essere rifiutate!» dissi loro.

«Cosa vuoi dire?» mi domandò Matteo.

«Che se una femmina ti offre qualcosa e tu lo rifiuti se la prenderà tantissimo, quindi tu Matteo se la biondina ti offre la merenda non devi accettarla per nessun motivo.» gli spiegai.

«Vuoi dire che le mangi ancora la sua merenda?» Chiese Attilio facendosi avanti con fare minaccioso.

«E’ lei che me la offre e sono buonissime le sue focacce e tutto quello che fa sua madre. Ve l’ho già detto che è una fornaia?» si giustificò Matteo.

«Non ha importanza quanto sia brava. Se davvero non ti importa nulla di lei devi lasciarla ad Attilio. Dopo tutto questi erano i patti e tra amici non ci si porta via la femmina. E’ un codice d’onore che tutti gli uomini seri rispettano. Lo dice sempre anche mio fratello.» Avevo un tono davvero serio e abbassando la testa fece cenno di aver capito. Suo malgrado avrebbe accettato anche quella rinuncia per l’amicizia.

«E io? Devo mangiarla io?» chiese contento Attilio.

«Solo se te la offre, ma tu devi smetterla di fare il suo servo. Basta portarle lo zaino e occuparti di tutti i suoi capricci.»

«Ma ormai mi sono abituato.» si dispiacque Attilio.

«Il problema è che anche lei si è abituata e di sicuro se smetterai sentirà la tua mancanza. Non potendo più dare la merenda a Matteo che non la vuole, magari la darà a te. Sperando che ricominci a fare quello che facevi prima. Ma non dovrai più essere come prima, dovrai diventare un po’ più duro, solo un po’ più come Matteo, ma non troppo.»

«Non mi sembra molto facile, devo essere servizievole, ma non troppo, gentile, ma duro. Forse conquistare una femmina non fa per me.»

«Non ti abbattere amico. Nella vita le cose difficili sono sempre le migliori e poi ti aiuterò io e anche Erasmo, ti aiuteremo entrambi. Vedrai che ce la farai.» gli disse Matteo sorridendo.

Io ero molto commosso. Finalmente vedevo dei risultati. Eravamo tutti uniti gli uni per gli altri come i tre moschettieri. Il piano C sarebbe stato un successo.

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