MAI PERDERE LA SPERANZA

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

MAI PERDERE LA SPERANZA

11° capitolo

«Pluto, dimmi a che punto sei? Hai trovato l’asiatica e la canadese?» il Prof. Magus era entrato nella stanza in modo deciso e serio.

«Forse.» rispose in tono altrettanto deciso mentre alzatosi gli faceva cenno di accomodarsi al suo posto.

Il Prof. Magus abbassò la poltrona piena di cuscini, rassegnato all’ennesimo buco nell’acqua, ma pronto a non mostrare il suo stato d’animo affranto. Aveva nuovamente perso fiducia in quelle assurde ricerche sul web. Le considerava sciocchezze volutamente ingigantite per attirare l’attenzione di sciocchi creduloni; informazioni inutili a loro, come a chiunque altro. Eppure, il desiderio di trovarsi davanti ad un titolone da giornale ben preciso che facesse dire loro abbiamo terminato la ricerca, non svaniva mai. Prima di mettere a fuoco la vista gli sembrò di leggere: “Trovate le prescelte che salveranno il mondo”. Rendendosi conto che sarebbe stato troppo facile, sistemò meglio gli occhiali e accese un video:

 

Anche nel Laos le donne possono diventare imprenditrici 

 

Mi sono recata a Pak Mong per incontrare una tra le donne più significative del patrimonio culinario del Laos. Lucilla X. non ha davvero nulla da invidiare ai migliori chef del mondo. Con pochi ingredienti è in grado di creare cibi raffinati e ricchi di un sapore unico. Non è una cucina povera, ma sicuramente sana quella che ci propone. Carni grigliate o al vapore, tante verdure e riso. […]“I grassi non le servono per dare sapore” mi dice orgogliosa, infatti basta una manciata delle sue erbe aromatiche per addolcire, insaporire e piccare ogni pietanza dandole un gusto unico e a quanto pare, irripetibile. Possiamo davvero dirlo, dal momento che diversi chef hanno tentato in tutto il mondo di imitarla, ma la sua ricetta speciale di spezie è ancora un segreto. […] Non possiamo che augurarle di aprire molti altri ristoranti per far assaporare a tutti le delizie di una terra che ancora molti non conoscono.

 

         Deluso e meravigliato il Prof. Magus si tolse gli occhiali per guardare negli occhi il suo aiutante che sembrava invece assai entusiasta.

«Questa volta non ci siamo proprio, Pluto. Hai forse fame? Non ti do sufficientemente da mangiare? … Come ti è venuto in mente che questa donna possa essere la nostra prescelta? Cosa potrà mai avere a che fare il cibo con la nostra missione. Le brave cuoche non hanno mai salvato il mondo nemmeno nelle favole.»

«Prof. aspetti!» gli urlò mentre stava per andarsene sbuffando frasi incomprensibili. «Posso capire che le sembri strano, eppure a me è venuto il solito prurito quando ho letto la notizia e …»

«Allora lavati le mani. Secondo me è colpa di quella pietra che tieni sempre nel pugno. Non ti fa più ragionare bene. Forse ha perso il suo potere. In tutti i modi mi sembra tu stia esagerando, se non impazzendo del tutto. Vuoi vedere per forza qualcosa, anche dove non vi è nulla.»

Plutone però era intenzionato ad esporgli le sue ragioni.

«Non mi meraviglia il suo scetticismo, era anche il mio, eppure, ho voluto fare altre ricerche su questa donna e sono venuto a conoscenza di alcune cose alquanto strane. Nessuno sa niente della sua famiglia, solo che era molto povera, mentre ora possiede numerosi ristoranti e tutti assai rinomati. Ha dato un lavoro e un tetto sulla testa ad un numero imprecisato di persone che prima vivevano in strada. La gente invece di tenersi lontana, cerca i suoi ristoranti e dice che non ha mai mangiato nulla di più buono. Non è una cosa normale. Nessuno metterebbe dei poveri a servire a tavola, ancor meno li metterebbe a cucinare e cosa ancora più inaudita è trovare chi faccia a gara per farsi servire da clochards. E’ inverosimile questa storia perché anche a lei non venga in mente che vi è qualcosa di innaturale in tutto questo.»

«Suvvia, quanti anni hai? La sindrome di Hans Christian Andersen quando finirà? Non vi è magia o stregoneria, ma solo scienza per noi. Altrimenti non hai davvero capito nulla di ciò che stiamo facendo qui. I giornali ingigantiscono e miticizzano le notizie solo per vendere più copie. Sei stato troppo fuori dal mondo per comprenderlo. Ti sei fatto manipolare come il più ingenuo dei babbani.»

«Prof., non sapevo avesse letto Harry Potter.»

«Mi ero semplicemente innamorato della Rowling e volevo avere qualcosa di cui parlare nel caso un giorno ci fossimo incontrati… Tornando a noi è ora di finirla con queste sciocchezze o domani mi vorrai convincere che invece di prescelte cerchiamo degli uccellini.»

L’astrologo si stava convincendo sempre più che quel metodo era completamente assurdo e fuorviante. Lo aveva assecondato solo per quella smania di raggiungere un risultato soddisfacente, ma ora gli risultava palese che si era trattato di uno sbaglio.

«Mi spiace mostrarti tanta diffidenza caro Pluto, ma a volte ho come l’impressione che ci stiamo arrampicando sugli specchi. Ti ordino di smetterla. Non è così che troveremo le ragazze… ormai donne. Abbiamo lasciato passare troppi anni e sono stato io il primo a sbagliare facendoti andare avanti per questa strada. Avremmo dovuto coordinare le nostre forze con una maggior sicurezza sulle carte astrali, leggendo i segni del cielo e non rivolgendoci alla terra. Dobbiamo ritornare ai metodi tradizionali. Solo le stelle possono dirci come fare e nessuna news accattivante o frivola, potrà avvicinarci alla meta, dei due ci può solo confondere. Basta. Lascia stare tutto e rimettiti a studiare le stelle insieme a me. Non accetto obbiezioni! Se vuoi rimanere qui dovrai fare come dico io.» uscì sbattendo la porta.

«Non l’ho mai visto in questo stato. Sono davvero preoccupato.» disse Pluto al carboncino «Ma noi sappiamo che la strada è quella giusta. Non smetteremo di cercare… dobbiamo solo trovare la canadese. Una volta che avremo le coordinate anche di quella, potrò dimostrargli che ho ragione. Le stelle non sono sufficienti, ci vuole il tuo potere, pietra grigia… nelle mie mani ovviamente e con il mio cervello.»

Durante il giorno Pluto seguiva gli ordini di Magus, ma la sera tirava fuori dal suo armadio a muro il portatile e si rimetteva al lavoro cercando di approfondire le sue ricerche. Quell’ultima prescelta era però davvero introvabile. Cominciò a pensare che avesse il dono di rendersi invisibile o addirittura che potesse cancellare la memoria delle sue vittime. Gli sembrava oltremodo assurdo che non avesse mai fatto una mossa falsa atta a smascherarla.  Il prof. Magus lo costringeva a guardare il cielo con maggior insistenza e aveva sempre meno tempo da dedicare alle sue ricerche, tanto che spesso si addormentava seduto davanti al suo pc.

 

Una sera il professore entrò nella stanza di Pluto attirato da alcuni rumori e lo trovò di nuovo intento a fare ciò che gli aveva proibito.

«Pluto! Starai ancora perdendo tempo sul web! Ti avevo avvisato! Ora dovrò toglierti il computer. Ti sei fatto lobotomizzare da questa diavoleria!»

Afferrò il portatile con un gesto rabbioso per buttarlo fuori dalla torre. Era esasperato dall’avanzare inesorabile della sua malattia e dall’incapacità di ottenere risultati, tanto che non riusciva nemmeno più a chiudere occhio. La salvezza del mondo intero poteva essere legata a quel gesto e Pluto lo sapeva bene. Se avesse distrutto quell’arnese, come recuperare tutti quegli anni di ricerche. Il suo sguardo mostrava tutto l’allarmismo dovuto alla disperazione di dover ricominciare daccapo. Fortunatamente, dei repentini colpi di tosse fecero rallentare l’inesorabile gesto. Ci voleva solo quell’incertezza per dare la possibilità al suo allievo di afferrare al volo il portatile.

«Ecco, siamo arrivati al punto in cui non hai nemmeno più rispetto per me!» lo rimproverò Magus, cadendo in ginocchio mentre si tratteneva il petto.

«Non faccia così Magu. La canadese sembra introvabile, ma ho pensato che, forse si è trasferita. Forse non si trova più dove la stiamo cercando. E’ l’unica cosa che mi viene in mente, per dare una spiegazione al nulla assoluto.»

«No Pluto. Abbiamo fallito. Ecco spiegato tutto. Io ho fallito, anche nell’educarti. Non sono stato in grado di capire le stelle, figuriamoci educare te a farlo. Mi sono affidato troppo a ciò che altri hanno scritto senza trovare nulla di mio da decifrare. Sono un’incapace.»

«Le proibisco di parlare in questo modo del miglior maestro di astrologia che io abbia mai avuto.» aiutandolo a sollevarsi da terra «E’ solo molto stanco. Sono giorni che non chiude occhio. Me ne sono accorto sa? Le stelle sono state chiare e lei ne ha decifrato benissimo i segni. Ero accanto a lei quando il meteorite è caduto, non lo ricorda? Abbiamo preso insieme le coordinate. Troveremo anche l’ultima, glielo prometto.»

Lo accompagnò nella sua camera e riuscì a metterlo a letto, per poi ritornare alla sua postazione più grintoso di prima, desideroso solo, di poter avvalorare le sue teorie.

 

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