IL MONTE OLIMPO

Dal romanzo inedito “Le figlie del Sole”

IL MONTE OLIMPO

16° capitolo

Marta aveva seguito le coordinate trascritte sulle mappe stellari, ma non era sicurissima di raggiungere un posto così lontano, mai visto prima e del quale aveva solo sentito parlare. Non aveva mai fatto spostamenti così rischiosi, ma fortunatamente riuscì a materializzare entrambi poco lontano dalla torre dell’IRAM. Plutone scioccato e barcollante dimostrò tutto il suo disappunto per quel rapimento fuori programma. 

 «Cosa ti è saltato in mente? IO sono a capo di questa spedizione, IO devo gestire la ricerca, voi non sapete nulla! Dov’è finita la sacca con tutto il mio materiale? Siete anche delle ladre! Questo è un ammutinamento, è un vero disastro, ora come facciamo? Riportami subito indietro.» 

A gesti Marta cercava di far capire a Plutone che dovevano al più presto trovare il Prof. Magus. ma lui era troppo in collera, così si mise a camminare verso quella che ritenne essere l’unica torre della zona appena visibile all’orizzonte. Lui la seguiva senza smettere un attimo di inveire nei suoi confronti minacciandola di rivelare tutto al Professore.

Quando lo nominò Marta si volse verso di lui più seria che mai, facendolo ammutolire. Lo prese di nuovo sotto braccio ed eccoli nuovamente insieme dentro quello strano vortice, che li fece trovare entrambi dentro la torre.       

Chiara aveva percepito che l’astrologo si trovava in pericolo e prestargli soccorso era la cosa più urgente da fare. Plutone si ritrovò chino a vomitare dentro un secchio. Continuando a non prestarle la minima attenzione, parlava e gesticolava allo stesso tempo, tanto che Marta decise di sedersi su di uno scalino in attesa che finisse il suo soliloquio. Solo quell’immobilità fu in grado di destabilizzarlo. Era l’ultima cosa che si aspettava: essere ignorato.  

«Perché fai così? Non capisco! Adesso chiamo il Prof. Magus…» fu in quell’istante che si rese conto della sua assenza. «Come mai non si trova qui a quest’ora?»

Finalmente lo ha capito!” si disse mentalmente Marta, mentre lo seguiva urlare lungo l’interminabile scalone fino ad una porticina semi aperta.  Appeno lo vide nel letto  Plutone si precipitò al suo capezzale in preda alla disperazione. Non lo aveva mai visto in quello stato in tanti anni.  

«Prof. Magus, cosa le è successo, perché non mi ha detto che stava male? Non sarei mai partito lasciandola solo.» L’astrologo aprì gli occhi stanchi. Gli fece un sorriso e con un filo di voce gli chiese se avesse trovato le prescelte. «Quasi tutte. Guardi!» e chiamò Marta che attendeva timorosa sul ciglio della porta. «Ricorda la storia della bambina francese? Avevo ragione, è proprio lei. Si può tele-trasportare dove vuole, mi ha portata lei qui. Poi ho trovato anche l’ultima. La canadese, si chiama Pola come sua nonna. Era rimasta chiusa in casa per anni e poi si era trasferita in medio-oriente, per questo non la trovavamo. Ha il dono di addolcire i cuori malvagi. Mentre Chiara, l’argentina, ha il dono di sentire e vedere cose … anche strane… a volte legge anche nel pensiero… Avrò modo poi di raccontarle tutto, ma ora mi dica cosa devo fare. Di cos’ha bisogno. Non so nemmeno cosa le è successo!» 

Plutone parlava in maniera concitata e con le lacrime che gli scendevano dagli occhi. Quell’uomo era l’unica persona alla quale era rimasto attaccato e perderlo voleva dire sentirsi completamente smarrito. Gli occhi del professore non avevano nemmeno fatto in tempo a seguire tutte le sue spiegazioni che si erano richiusi e Plutone alzatosi si allontanò di pochi passi dal letto volgendogli le spalle per non farsi vedere mentre due grosse lacrime gli stavano colando sulle guance.

Improvvisamente il Prof. Magus riaprì gli occhi e guardando nel vuoto ammise di avere un brutto male, del quale non lo aveva messo al corrente per non preoccuparlo, ma insistette sul fatto che doveva assolutamente portare a termine la missione o tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. 

«Non far caso a me, è indubbio ormai che questa è la tua missione, non la mia. Quel che potevo fare l’ho fatto, ora devi mettere in pratica i miei insegnamenti e con l’aiuto di queste ragazze riporterete la luce sulla terra nel momento in cui il buio l’avvolgerà.»

«Le proibisco di parlare in questo modo. Sa bene che senza di lei io non sarò mai in grado di far funzionare il Cristal Ignis, è lei la chiave di tutto. Professore, professore?» Repentini colpi di tosse fecero nuovamente calare nello sconforto entrambi.

Nel frattempo Marta, aveva acceso il bollitore posto su di una credenza e stava cercando di preparare un infuso caldo, aggiungendo un’abbondante dose di miele. Lo allungò a Plutone perchè aiutasse il professore a berlo. Con i gesti cercò di tranquillizzarli. Era evidente che voleva rassicurarli sulla forza che avrebbero sprigionato i loro poteri per vincere quella sfida. Lei avrebbe portato tutte le prescelte su quel monte e la terra si sarebbe salvata.

Il vecchio non ebbe modo di vedere la fine di quella spiegazione, perché cadde in un sonno febbricitante. Plutone piangeva disperato. Marta lo rincuorò facendogli capire che poteva rimanere ad occuparsi di lui, mentre lei avrebbe raggiunto le sorelle e tutte insieme sarebbero tornate con il Cristal Ignis.  

Non c’era modo di obbiettare, era evidente che non poteva rimanere solo e seppur a malincuore accettò quella risoluzione.

«D’accordo. E’ evidente che non abbiamo alternative. Nel frattempo io cercherò di documentarmi meglio sul da farsi. Mi raccomando trovale tutte e tornate qui con il Cristal Ignis. Solo se ci sarete tutte si potrà riaccendere il sole.»

Con un rapido gesto del capo, Marta affermò di aver capito.  Quella notte l’avrebbero passata tutti nella torre. Guardò fuori dalla finestra e la luna brillava. Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Sola, tanto lontana da casa, dai visi familiari, dalle sue sicurezze e ascoltando i battiti del cuore si sentì improvvisamente immersa in un sonno strano, che le mostrava un posto che non aveva mai visto prima.

Avrebbe voluto essere accanto alle altre, ma era stato troppo faticoso quel viaggio, le aveva prosciugato ogni energia. La sua mente si stava svuotando e intorno a lei comparvero immagini più o meno nebulose, fin tanto che non vide i volti di Chiara e Pola nitidi, che la stavano chiamando.

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